lunedì 25 ottobre 2010

Sogni e illusioni

Sogno ed illusione non sono la stessa cosa, sono anzi profondamente diversi, almeno nella mia testa.
Il sogno è una meta, un obiettivo, il cui raggiungimento perseguo con tutta la mia possibile determinazione.
L'illusione è un piacere, un piccolo lusso quotidiano, un rifugio dalla noia.
Il sogno può esser causa di sofferenza, giacché è fonte di aspettative che non sempre riesco a realizzare.
L'illusione no, perché è fine a se stessa, perché la vivo con la piena consapevolezza che si tratta appunto solo di un'illusione.
Dei sogni sto cercando di sbarazzarmi.
Delle illusioni mi nutro per sopravvivere.

venerdì 22 ottobre 2010

Sexus e caritas

Amore è compassione. Qui Schopenhauer è d'accordo con Sant'Agostino, ma senza tutto l'armamentario teologico, bensì come una specie di mistica senza Dio.
Tale amore, per Schopenhauer , è senza alcun rapporto di continuità con il mondo e i suoi desideri, è semmai il contrario. Quel demone ostile che cerca di stravolgere, scompigliare e rovesciare tutto, affinché ogni Hans ottenga la sua Grete, ossia l'amore sensuale, è tutt'altro rispetto alla profonda compassione verso il prossimo. Nell'amore sensuale vogliamo solo possedere, oppure sentirci importanti, questo non merita il nome di amore. Ma il filosofo solleva un'interessante eccezione: il legame tra sexus e caritas, per esempio nell'Otello di Shakespeare, che durante l'interrogatorio dice: "Lei mi amò per i tanti pericoli passati, e io l'amai perché ne aveva tanta pietà. Questa è tutta la magia che usai con lei".
Perciò la compassione è la forma più elevata di conoscenza. Realizzabile però solo in assenza di volontà.
Il venir meno della volontà non è uno stato d'animo negativo o nichilista, come potrebbe esserlo nel suicida, bensì una sorta di serenità più alta, che tutti sperimentiamo quando desideriamo spontaneamente il bene di un altro senza aspettarci nulla in cambio.Questo stato di serenità trascendentale non si può ottenere con la volontà.

sabato 16 ottobre 2010

L'Arte è dramma?

Di fatto  la bellezza che godiamo nell'arte è una rappresentazione della realtà. E in modo del tutto speciale questo vale per la musica che, come dice Beethoven, è "rivelazione più elevata di ogni saggezza e filosofia".
Il concetto però è sterile nella musica come ovunque nell'arte: il compositore svela l'essenza più interiore del mondo ed esprime la saggezza più profonda. Anche nella spiegazione di quest'arte prodigiosa il concetto mostra la sua insufficienza e i suoi limiti.
Ma perché l'arte porta una, seppur momentanea, sensazione di felicità? Forse perché ci eleviamo per un attimo al disopra del tumulto del desiderio e del possesso...
La musica, ad esempio, non ci procura mai vera sofferenza, ma rimane piacevole anche nei suoi accordi più dolorosi, e attraverso il suo linguaggio apprendiamo volentieri la storia segreta della nostra volontà e di tutti i suoi moti e i suoi sforzi, con i suoi molteplici rinvii, ostacoli e tormenti, anche nelle melodie più malinconiche. Ma ecco, siamo di nuovo al guardaroba, in lotta per il cappotto, il tram, il taxi... il mondo come sistema di fini si è di nuovo appropriato di noi: ritornare a casa per tempo, domani al lavoro, dormire a sufficienza, mantenere le energie per la lotta per l'esistenza...
L'arte dunque non è la cosa più alta e vera, bensì soltanto un dramma nel dramma, perché non libera per sempre.

lunedì 11 ottobre 2010

Il disturbo della passione

D'improvviso si vedono due anime strettamente aggrovigliate, con viscere sanguinanti.
Perché può trattarsi dell'estrema separazione oppure del primo impetuoso incontro, o ancora di una coppia spiata o dell'appoggiarsi e stringersi di un uomo morente dimenticato: nessuno sa perché, ma non fa piacere ricordare che i supremi misteri della gioia e del dolore, ritenute le emozioni più profonde del nostro essere, toccano tutti senza differenze.
Tutto ciò appare come un'interferenza, come un giungere troppo vicini... allora si arretra, si cerca spontaneamente di riconquistare l'equilibrio turbato e invece di provare compassione si è spinti da un istinto perverso di legittima difesa a sentire il disturbo o il ridicolo di quanto si è visto.
E ci si scontra sempre con quel che di impersonale che impedisce di capire come una creatura umana possa diventare il centro di tanta passione.

venerdì 8 ottobre 2010

Leggere è una pratica sociale

E' noto che la lettura (il saper leggere) è stato per millenni un brutale operatore di discriminazione sociale. La scrittura-lettura (poiché non vi è l'una senza l'altra) è stata legata sin dall'inizio (con gli scribi egizi) alle sfere del potere e della religione.
In quanto padrona del tempo, della comunicazione, della memoria, del segreto, essa non poteva essere che uno strumento privilegiato di potere, anche se questo sapere era delegato ad una casta di tecnici che dipendeva dal potere.
Questo è il motivo per cui l'alfabetizzazione è sempre stata legata alle lotte politiche e sociali della storia.
Nel momento in cui è concepita come la messa in comunicazione di una conoscenza, la lettura diviene una "via". La lettura è allora prescritta come un esercizio di vita, ma la lettura-saggezza può essere controproducente: si sviluppano miti, sia che le si contrapponga la vita trionfante del corpo, dei sensi, del sesso, sia che la si svaluti come un'ultima dimostrazione di vanità umana.

martedì 5 ottobre 2010

Il dramma del dubitatore

Il dramma del dubitatore è più grande di quello del negatore, perché vivere senza scopo è di gran lunga più difficile che vivere per una cattiva causa.
Il principale ostacolo al mio equilibrio è uno stato diffuso di non adesione, una rottura con l'essere, una negazione incerta di se stessa, non idonea, oltretutto, a tramutarsi in affermazione. Essa si adatta bene alle mie infermità mentali, e si adatterebbe ancor meglio a quelle di chi, stanco di negare, si trovasse all'improvviso senza occupazione. Smettendo di credere al male, per nulla incline al bene, si vedrebbe privo di missione e di fiducia in sé, reietto senza le consolazioni del sarcasmo.
Poiché l'affermazione e la negazione non differiscono qualitativamente, il passaggio dall'una all'altra è naturale e facile. Ma, una volta sposato il dubbio, non è né facile né naturale ritornare alle certezze che esse rappresentano.
Il grande valore pratico delle certezze, però, non deve nasconderci la loro fragilità teorica: esse appassiscono, invecchiano, mentre i dubbi mantengono una freschezza inalterata...
Infeudarsi, assoggettarsi, ecco l'occupazione principale di tutti; e proprio questo io rifiuto, perché so che “decidersi” equivale a “servire”, e ogni “non scelta” è una sfida al castigo.

venerdì 1 ottobre 2010

Similitudini

Il mare è semplicissimo eppure complesso come strutture cristalline o come gli odori molteplici di certi fiori. Sono ragione di sgomento, di silenzio e di esultanza. Come sottrarsi all'enigma di una miriade di dati diversi, visioni, profumi, rombi assimilati in qualcosa di unico e unitario?
Questo è lo spettacolo indicibile che intrattiene gli osservatori del mare: il brivido delle luminescenze sulla cresta delle onde, il loro trascolorare incessante, il profilarsi di correnti più fonde e oscure sulla superficie, l'ansito vasto, la moltitudine di odori che si congiungono in una unità che assorbe.
Una vita umana intriga per l'identico motivo, per la fusione di realtà separate. Anche un individuo è un mare di persone diverse: ereditate, imitate, subite, assimilate, confuse, spesso nemiche fra loro, per buona parte inconsce, tutte comunque riassunte nell'impressione unica e complessiva e inconfondibile, per cui un uomo ci colpisce come una schietta individualità e tuttavia sappiamo che è un caos. Come la distesa dei flutti. Costantemente mutevoli e frastagliati, l'uno e l'altro.