giovedì 3 febbraio 2011

Sulla felicità sessuale

E' decisamente falso asserire che la conoscenza sia antierotica e che la quotidianità sia destinata ad uccidere il desiderio. Il desiderio sa trovare i varchi più angusti. Ed è un inferno vivere in regime di stretta vicinanza e forzata castità con qualcuno che desideri e il contatto con il quale è di una intimità che crea dipendenza.
Ho imparato che la felicità sessuale che immaginavo, una soddisfazione costante e profonda, la fantasia romantica da cui siamo tutti ipnotizzati, è impossibile quanto l'idea di poter avere tutto quello che vuoi da un'altra persona. Ma l'alternativa: amanti, avventure, prostitute è vanamente distruttiva.
Il sopravvenire dell'amarezza e del risentimento, così come l'invidia sessuale per i giovani, richiede tutta la maturità che posso avere a disposizione, così come il capire che bisogna cercare la felicità comunque, anche a dispetto della vita.
Un tempo i miei desideri erano così forti e strani che li vivevo come una sorta di caos, li trovavo difficili da gestire e troppo complicati perché potessi goderne. Per me, desiderare qualcuno significava rimanere coinvolto in una specie di follia, una trattativa troppo serrata con me.
Oggi credo di aver capito che i miei desideri non sono altro da me, non devo scendere a patti con me stesso: io sono loro e loro sono me.

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