giovedì 21 aprile 2011

Sotto il dominio del principio della realtà

L'uomo animale diventa un essere umano soltanto in virtù d'una trasformazione fondamentale della sua natura, che incide non solo sulle sue mete istintuali, ma anche sui "valori" istintuali". Freud ha descritto questo cambiamento come la trasformazione del principio del piacere in principio della realtà. La differenza tra queste due dimensioni è tanto di ordine genetico-storico, quanto di ordine strutturale. L'inconscio, governato dal principio del piacere, comprende i processi più antichi e primari; essi lottano unicamente per conquistare piacere. Ma il principio del piacere, non frenato, entra in conflitto con l'ambiente naturale e umano. L'individuo è presto costretto ad accorgersi in modo traumatico che una soddisfazione piena e indolore dei suoi bisogni è impossibile. Dopo l'esperienza di questa delusione, diviene dominante un nuovo principio di funzionamento psichico. Il principio della realtà si sovrappone al principio del piacere: l'uomo impara a rinunciare a un piacere momentaneo, incerto e distruttivo, in favore di un piacere soggetto a costrizioni, differito ma "sicuro".
Ma l'interpretazione psicoanalitica rivela che il principio della realtà impone un mutamento non soltanto della forma e del momento del piacere, ma anche della sua sostanza vera e propria. L'adattamento del piacere al principio della realtà implica il soggiogamento e la deviazione del potere distruttore della soddisfazione istintuale, la repressione del suo aspetto incompatibile con le norme della società.
Coll'istituirsi del principio della realtà l'essere umano diventa un Io organizzato. Ora lotta per "ciò che è utile". Sotto il principio della realtà, l'essere umano sviluppa la funzione della ragione.
Ma d'ora in poi né i suoi desideri, né la sua alterazione della realtà gli apparterranno più: ora sono organizzati dalla sua società.
Se l'assenza di repressione è l'archetipo della libertà, la civiltà è la lotta contro questa libertà.
Una sola attività del pensiero è scissa dalla nuova organizzazione dell'apparato psichico, e rimane libera dal dominio del principio della realtà: la fantasia.

venerdì 1 aprile 2011

Sulle ali del caso

Che l'uomo sia l'essere che è stato uomo, che egli non sia mai attivo sotto i nostri occhi, ma che l'atto libero sia una condizione necessaria del suo passato, questa è la speranza della disperazione.
Ma persino questo non è certo.
Ad ogni modo, cosa fanno gli uomini? Ebbene, questi burattini sono proiettati da un campo di forza all'altro, qui cadono, lì volano in cielo. Accade che essi esplodano come palloncini, o che si spezzino la schiena contro il fondo degli abissi.
Ma chi muove i fili? è solo il caso o hanno un certo margine di scelta? possono, grazie alla loro destrezza, evitare una corrente mortale lasciandosi trascinare al momento giusto da un'altra?
L'uomo è una foglia morta o un piccolo velivolo?