domenica 5 gennaio 2014

Enigmi da far girare la testa


 

Nell'istante in cui le porte dell'ascensore si richiudono silenziosamente su di loro, Luigi flette il braccio destro, palmo della mano in avanti, dita ripiegate, e lo muove avanti e indietro a stantuffo, per indicare energica attività scopatoria.
Ma chi gliel'ha detto, ma cosa ne sa? Oreste Nava risponde agitando la mano aperta davanti agli occhi, a indicare scacciamento di fastidiosa mosca. Incapace di vedere più in là del proprio membro, il povero ragazzo non sospetta minimamente che in certi momenti della vita, in certe situazioni, fra certe persone, "quella cosa" diventa "un'altra cosa".
Che cosa esattamente? Difficile, difficilissimo, anzi impossibile dire.
La fronte di Oreste Nava si corruga, le sue labbra si dischiudono in un platonico sorriso, la sua memoria rovista tra antiche trepidazioni, rarefatti velluti musicali, lucenti ragnatele, acquei riflessi, profumi, costellazioni. In certi momenti, con certe donne (non più di una, due) "quella cosa" uno aveva l'impressione di farla con cieli e oceani, con l'intero universo, pianeti, comete, stelle cadenti. Sì, e che c'entrassero anche le formiche, le foglie, i sassi. Altro che scopare.
Era talmente un'altra cosa che in un certo qual modo diventava addirittura superflua, non c'era nemmeno bisogno di farla. E al tempo stesso, le donne (una, due al massimo) con cui non c'era bisogno di farla, erano anche le sole con cui, di farla, valeva veramente la pena...
Misteri insondabili, enigmi da far girare la testa.
Oreste Nava volta in su il palmo, riunisce a punta le dita, e la sua mano oscilla su e giù a indicare commiserazione, a esprimere il platonico e sprezzante interrogativo: ma che cazzo vuoi capirne tu?

(Fruttero & Lucentini)